Anniversario dell’assalto al carcere degli Scalzi, Tommasi: «I diritti vanno difesi»

Cerimonia a 80 anni dalla coraggiosa azione partigiana che liberò l'antifascista Giovanni Roveda. Il sindaco della città: «Nostro dovere ricordare, approfondire e tramandare questa pagina della storia»

Ieri pomeriggio, 17 luglio, si è svolta la cerimonia di commemorazione dell’80esimo anniversario dell’assalto al carcere degli Scalzi di Verona. Questo evento ricorda l’azione coraggiosa compiuta da sei militanti dei gruppi di azione patriottica il 17 luglio 1944, che permise la liberazione di Giovanni Roveda, antifascista, sindacalista e politico italiano. L’operazione, avvenuta alle 18:25, fu un successo ma costò la vita a due giovani partigiani, Lorenzo Fava e Danilo Preto. Gli altri quattro partecipanti all’azione furono Emilio “Bernardino” Moretto, Aldo Petacchi, Vittorio Ugolini e Berto Zampieri.

Alla cerimonia hanno partecipato diverse autorità, tra cui il sindaco di Verona Damiano Tommasi, la sindaca di Lendinara Francesca Zeggio e l’assessore alla legalità del Comune di Torino Marco Porcedda. L’oratore ufficiale dell’evento è stato Stefano De Bosio. Nel suo discorso, il sindaco Tommasi ha sottolineato l’importanza di ricordare e difendere i diritti conquistati con tanto sacrificio. Ha ringraziato le autorità presenti e ha rimarcato come il gesto di quei sei giovani sia stato fondamentale per i valori democratici che oggi caratterizzano la Repubblica italiana.

Tommasi ha dichiarato: «Questa tappa della storia della nostra città deve essere un costante richiamo al fatto che i diritti non sono per sempre; i diritti devono essere vissuti e convintamente difesi. È il gesto compiuto quel giorno da sei giovani, insieme a tanti altri gesti più silenziosi, che ci ha permesso di essere qui oggi, nella nostra repubblica democratica che fonda il suo essere comunità su valori e diritti non negoziabili e indiscutibili.

Il sindaco ha anche sottolineato la sfida di raccontare e mantenere viva la memoria di eventi come questi, soprattutto con la scomparsa dei testimoni diretti. Ha spiegato: «Ottant’anni sono due generazioni, cominciano a mancare i testimoni diretti e di conseguenza le emozioni vissute in prima persona nella tragicità di quei momenti. Ecco perché diventa ancora più difficile raccontarli e dare la giusta dimensione a cosa significa poter godere di diritti in un Paese democratico che ci obbliga a vivere in maniera pacifica».

In conclusione, Tommasi ha ribadito l’importanza di trasmettere alle nuove generazioni la vera storia e i valori che hanno caratterizzato quell’epoca: «Non mi sento solo nel rappresentare quei valori della nostra città che oggi celebrano un anniversario importante, in un luogo che per anni è stato forse raccontato in maniera distorta rispetto a quella che è la reale volontà della nostra città e che è nostro dovere raccontare alle nuove generazioni».

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