Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dai Comuni di Salizzole, Nogara e Sanguinetto, confermando di fatto il via libera alla costruzione dell’impianto di biometano a Concamarise. La decisione arriva dopo una lunga battaglia amministrativa condotta dai tre municipi confinanti, che da tempo esprimono preoccupazioni ambientali e sociali legate al progetto.
Il contesto: una centrale al confine tra i Comuni
L’impianto, promosso dalla società Bmh21, sorgerà in via Volta, nel territorio di Concamarise, a pochi passi dai confini con Salizzole. La struttura sarà dedicata alla produzione di biometano attraverso il trattamento di rifiuti organici e scarti agricoli, con la realizzazione di opere accessorie e infrastrutture legate alla logistica dei trasporti.
Proprio questi aspetti hanno generato l’opposizione dei Comuni vicini, che avevano già tentato di fermare il progetto attraverso un ricorso al TAR. Dopo il primo rigetto per motivi tecnici, le amministrazioni avevano deciso di rivolgersi al Consiglio di Stato, nella speranza che venisse riconosciuto un diritto alla partecipazione attiva nel procedimento autorizzativo regionale.
La sentenza: impatti riconosciuti, ma nessun diritto a intervenire
I giudici del Consiglio di Stato hanno riconosciuto la possibilità di disagi legati all’aumento del traffico e alla presenza di odori molesti, ma hanno stabilito che questi elementi non giustificano il coinvolgimento diretto dei Comuni confinanti nell’iter autorizzativo. Secondo la sentenza, tali impatti non sarebbero sufficientemente incisivi da conferire loro un interesse giuridicamente tutelato.
Le reazioni: “Amaro in bocca” e timori per il territorio
Daniele Fraccaroli, sindaco di Sanguinetto, ha espresso rammarico per l’esito del giudizio, dichiarando che i tre Comuni «hanno fatto tutto il possibile per difendere i propri cittadini» e per garantire trasparenza e coinvolgimento nei processi decisionali.
Sulla stessa linea la consigliera regionale Anna Maria Bigon (PD), che ha criticato la mancanza di visione politica nella gestione del tema, sottolineando le criticità già presenti nel territorio: dalla diminuzione del valore immobiliare al consumo di suolo agricolo, fino alle ricadute sanitarie potenziali. Bigon ha poi rilanciato la necessità di una pianificazione regionale più equa, con criteri chiari per la localizzazione di questi impianti e una maggiore partecipazione delle comunità locali.
La consigliera ha inoltre messo in luce il rischio di un uso distorto del territorio agricolo, dove in alcuni casi si coltiverebbero campi non per produrre cibo, ma per alimentare gli impianti, con una sovrapposizione tra interessi economici e gestione del paesaggio.
Un’opera controversa che ora può partire
Con la decisione del Consiglio di Stato, il progetto di Bmh21 potrà proseguire senza ulteriori ostacoli legali, ma le contestazioni sollevate evidenziano un problema più ampio di governance territoriale. Il caso di Concamarise rappresenta un punto critico nella discussione sulla transizione ecologica, che non può prescindere da una valutazione attenta degli impatti locali e dalla ricerca di un equilibrio tra sviluppo industriale e tutela ambientale.