Chico Forti ha ottenuto dalla direzione del carcere di Montorio l’autorizzazione a frequentare le aule studio, nonostante non sia iscritto ad alcun corso universitario o scolastico. La motivazione alla base della richiesta riguarda la stesura di un libro, presumibilmente una biografia, che l’ex imprenditore e velista trentino starebbe scrivendo durante la detenzione.
La notizia, diffusa dall’agenzia Ansa e confermata da fonti carcerarie, riporta l’attenzione sull’ex detenuto statunitense rientrato in Italia nel 2024, dopo oltre due decenni di reclusione negli Stati Uniti per l’omicidio di Dale Pike, accusa da lui sempre respinta. L’episodio si inserisce in un contesto già acceso da polemiche precedenti relative a presunti trattamenti di favore, come la concessione rapida di un permesso per far visita alla madre.
Parallelamente, Forti ha anche presentato una richiesta di semilibertà al giudice dell’esecuzione penale, avanzando l’intenzione di accedere a un regime più flessibile, compatibile con il percorso di reinserimento sociale. La decisione del magistrato è ancora attesa.
Ma il caso Forti continua a generare controversie anche per un’indagine della procura di Verona, avviata in seguito a una presunta richiesta fatta da Forti a un detenuto legato alla ‘ndrangheta, con lo scopo di “far tacere” tre noti personaggi pubblici: Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli e un terzo soggetto non identificato. La procura ha confermato che la circostanza risulta documentata, ma ha precisato che rimane di “difficile interpretazione”.
La vicenda, dunque, si muove su un doppio binario: quello del reinserimento e della produzione culturale da un lato, e quello giudiziario e politico dall’altro, con opinioni pubbliche divise tra chi vede in Forti un uomo da riabilitare e chi, invece, teme concessioni eccessive e pericolose.