Non è la mancanza di lavoro, ma la qualità dell’occupazione e il potere d’acquisto a preoccupare maggiormente i veronesi. Su 2.500 residenti interpellati, il 31,5% ha indicato il lavoro come il problema più sentito, seguito dalla sanità, segnalata dal 24,5%.
“Parecchi veronesi, pur avendo un impiego, non riescono ad arrivare a fine mese”, ha sottolineato Giuseppe Bozzini, coordinatore di Uil Veneto Verona, spiegando che la bassa disoccupazione (3,2%) maschera una realtà fatta di salari stagnanti, contratti non rinnovati e scarsa contrattazione aziendale e territoriale. “Servirebbe un patto tra imprese, pubblica amministrazione e sindacati”, ha aggiunto, richiamando alla responsabilità collettiva per rilanciare un’occupazione dignitosa.
La denuncia trova riscontro anche nelle istituzioni locali. L’assessore comunale Michele Bertucco ha confermato che i servizi sociali del Comune sono sotto pressione per le crescenti richieste di aiuto da parte delle famiglie in difficoltà, malgrado il contesto occupazionale positivo. “Il vero nodo è la qualità dei contratti e delle retribuzioni”, ha ribadito.
Una fotografia precisa arriva anche dall’INPS. Il direttore provinciale Giovanni Martignoni ha illustrato dati preoccupanti sulle disparità di genere e tra italiani e stranieri. Nel 2023, le assunzioni a tempo indeterminato sono state solo il 21% del totale, con un tasso ancora più basso tra le donne (18%). Le retribuzioni settimanali medie sono di 400 euro per le donne italiane, 316 per le donne extracomunitarie, contro i 664 degli uomini italiani.
Il problema salariale coinvolge anche il mondo imprenditoriale. Lo evidenzia Massimo Gasparato di Confindustria Verona, che ha definito insostenibile il divario tra costo del lavoro e stipendio netto: “Se un imprenditore paga 2.600 euro lordi, il dipendente ne porta a casa solo 1.200”, ha dichiarato, denunciando la pressione fiscale sul lavoro.
Sul fronte della sanità, l’allarme riguarda soprattutto il rapporto con i medici di base. Secondo il sondaggio, non sono tanto le liste d’attesa o l’accesso agli ospedali a creare disagio, quanto la difficoltà nel contattare i medici di famiglia, spesso irraggiungibili telefonicamente. Questo spinge molti cittadini a rivolgersi al privato o a sovraccaricare il pronto soccorso.
Altro segnale di incertezza arriva dalla cassa integrazione. Nel solo 2024, le ore autorizzate in provincia sono state 8,6 milioni, contro i 6,2 milioni del 2023, segno di una tensione latente nel tessuto produttivo. “Le imprese chiedono la cassa, ma sperano di non doverla usare”, ha evidenziato Gasparato, a testimonianza della fragilità di un equilibrio economico che resta instabile.
Il presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello, ha ricordato le iniziative a sostegno delle imprese, come i bandi per la sicurezza e la creazione di una Commissione dedicata al mercato del lavoro. Tuttavia, ha ammesso che “senza attenzione alle persone, le aziende non possono funzionare”.