Il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto ha annullato un ammonimento emesso dalla Questura nei confronti di un uomo accusato di molestie da una dipendente di un bar situato nel bellunese. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, i giudici veneziani hanno riconosciuto che i comportamenti dell’uomo avevano generato disagio nella donna, ma non presentavano una gravità sufficiente per essere qualificati come veri e propri atti persecutori.
I fatti risalgono a circa sette anni fa. L’uomo, nel tentativo di corteggiare la barista, le aveva regalato rose per il suo compleanno e offerto buoni del valore di diverse centinaia di euro, utilizzabili in gioiellerie o negozi di abbigliamento. Alcuni di questi regali erano stati accettati dalla destinataria.
Nella sentenza, i giudici amministrativi hanno sottolineato che il comportamento del ricorrente non includeva l’uso di linguaggio volgare o sessualmente esplicito, né episodi di attesa fuori dal bar o reazioni inopportune ai rifiuti della donna a inviti a cena. Inoltre, è stato evidenziato che la barista aveva la possibilità di delegare il servizio ad altri colleghi quando l’uomo era presente e, in un certo momento, aveva persino bloccato il numero di telefono del cliente sul proprio smartphone.
La decisione del Tar del Veneto ha sollevato interrogativi sull’equilibrio tra il diritto di protezione da molestie e la necessità di valutare con attenzione il livello di gravità delle azioni segnalate.