L’indagine durata mesi ha coinvolto il reparto di medicina interna C di Borgo Roma, 150 medici di base e 228.406 cittadini veronesi. Lo studio osservazionale sull’ipertensione nell’età adulta ha fornito un quadro chiaro di come la pressione alta influisca sulla salute nella provincia di Verona. Grazie all’elevato valore statistico, la ricerca, coordinata dal direttore del reparto Pietro Minuz, è stata presentata in anteprima al congresso di Berlino “Hypertension and Cardiovascular Protection”, organizzato dalla Società Europea dell’Ipertensione Arteriosa.
Per la prima volta, Aoui e medici di medicina generale, sotto la guida del dottor Giulio Rigon, hanno collaborato strettamente per raggiungere un obiettivo comune di salute pubblica. Questo obiettivo è particolarmente rilevante poiché l’ipertensione arteriosa rappresenta la principale causa di morte cardiovascolare e una delle malattie croniche più diffuse a livello globale. Lo studio, intitolato “Ipertensione non controllata e ipertensione resistente: prevalenza, comorbidità e farmaci prescritti in 228.406 adulti residenti in aree urbane. Uno studio osservazionale di popolazione“, ha raccolto dati anonimizzati riguardanti la diagnosi di ipertensione, i farmaci utilizzati e le condizioni di malattia in circa un terzo della popolazione adulta della provincia di Verona.
Oltre al professor Minuz e al dottor Rigon, la ricerca ha visto la partecipazione di Cristiana Fava, Simone Romano, Andrea Sartorio e Martina Albrigi. Lo studio epidemiologico ha rivelato che il 19% del campione, ovvero 43.526 veronesi, soffre di ipertensione arteriosa. Questo dato è in linea con la tendenza nazionale, anche nella distribuzione tra i sessi. La malattia è più prevalente nelle donne sopra i 65 anni, mentre colpisce maggiormente gli uomini sotto i 50 anni. I pazienti più giovani, spesso senza altre patologie e con meno farmaci prescritti, mostrano una maggiore percentuale di ipertensione non controllata. È stato riscontrato che quasi il 40% della popolazione ipertesa (16.577 pazienti) non ha monitorato la propria pressione arteriosa nei due anni precedenti, rendendo difficile valutare l’efficacia delle cure.
Molti casi di ipertensione rimangono non diagnosticati e non trattati per vari motivi, tra cui la scarsa consapevolezza dell’importanza della misurazione regolare della pressione, la percezione errata di valori elevati come episodi occasionali e la mancata comunicazione dei risultati delle misurazioni al proprio medico. Inoltre, la mancata aderenza alla terapia e il mancato follow-up rappresentano ulteriori rischi per i pazienti.
“La diagnosi di ipertensione è ancora una sfida da superare”, ha commentato Minuz. “I risultati dello studio dimostrano una bassa consapevolezza sulla necessità della misurazione della pressione nella popolazione adulta. È essenziale una collaborazione continua e un controllo periodico presso il proprio medico. Questo studio ci fornisce uno strumento prezioso, grazie alla nuova rete instaurata con i colleghi di base e all’analisi di un terzo della popolazione veronese”.
Il rettore dell’università, Pierfrancesco Nocini, ha sottolineato: “La sinergia tra ateneo, Aoui e medici di medicina generale si conferma una strategia vincente per migliorare la salute pubblica. Lo studio offre una panoramica della salute dei veronesi, fornendo basi per interventi mirati e migliorando la qualità della vita. Abbiamo condiviso dati e metodiche con la comunità scientifica internazionale per ampliare gli effetti positivi”.
Il dottor Carlo Rugiu, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Verona, ha aggiunto: “Questo studio conferma il valore della ricerca collaborativa tra università e territorio. Una cooperazione fondamentale per rafforzare l’intero percorso di cura, dalla prevenzione al trattamento”.