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Abolizione numero chiuso in medicina, tra opportunità e critiche

Testo unificato passa il primo scoglio in Senato, ma la controversia persiste

Il dibattito sulla modifica all’accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina ha raggiunto un nuovo stadio. La Commissione Istruzione del Senato ha approvato un testo unificato che propone l’abolizione del numero chiuso, una mossa salutata con favore da parte del centrodestra, ma vista con scetticismo da altre aree politiche e sindacali.

Il testo base, presentato dal senatore della Lega Roberto Marti, mira a offrire una maggiore libertà di accesso alle facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria. Secondo Marti, questo cambio radicale permetterà agli studenti di “verificare la propria vocazione e dimostrare le competenze acquisite”, eliminando quello che lui definisce un “odioso numero chiuso”.

Ella Bucalo, senatrice di Fratelli d’Italia, ha dettagliato il provvedimento, che prevede un primo semestre di valutazione basato sul merito e le motivazioni degli studenti attraverso esami iniziali. La riforma si propone di essere più inclusiva e meritocratica, ma non tutti concordano con questa visione.

Il senatore del PD, Andrea Crisanti, ha sollevato preoccupazioni circa il nuovo sistema, che a suo dire, lascerebbe alcuni studenti senza una seconda possibilità di ammissione se non raggiungono i crediti formativi necessari nei primi sei mesi. Crisanti ha messo in evidenza l’assenza di criteri chiari per la formazione della graduatoria per coloro che desiderano continuare gli studi, così come la mancanza di una visione complessiva per l’accesso ad altri corsi.

Anaao Assomed, per bocca del suo segretario Pierino Di Silverio, ha espresso una netta opposizione al provvedimento, preannunciando raccolte firme e manifestazioni. Di Silverio ha descritto l’abolizione del numero chiuso come una decisione miope e preoccupante per il futuro del sistema sanitario, temendo che possa tradursi in una saturazione del mercato di medici a basso costo.

In Veneto, tuttavia, il presidente Luca Zaia ha esultato per la novità, sostenendo che l’abilità dei medici si vede nel percorso di studi e non tramite un “assurdo sbarramento iniziale”. Secondo Zaia, la modifica legislativa è un passo importante per affrontare la carenza di medici che l’Italia sta vivendo, dovuta a scelte errate del passato.

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