Un terremoto giudiziario scuote Brescia e rischia di compromettere uno dei processi più attesi della storia repubblicana: quello sulla strage di Piazza della Loggia, che dal 1974 attende giustizia. A creare incertezza è il trasferimento del presidente della Corte d’Assise, Roberto Spanò, che ha scelto di lasciare il settore penale per passare al civile a partire dall’8 settembre.
La decisione è strettamente legata alla posizione della moglie, Roberta Panico, sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, la cui permanenza è stata giudicata incompatibile dal Consiglio superiore della magistratura (Csm). Una situazione che non è nuova – i due magistrati lavorano nello stesso tribunale da 17 anni senza essersi mai incrociati in aula – ma che è diventata oggetto di contestazione formale solo nel 2023.
Il nodo dell’incompatibilità
Il caso era stato sollevato nell’ambito di uno scontro interno tra sezioni penali sulle modalità di gestione dei carichi di lavoro. A far emergere la questione è stata la presidente della Seconda sezione penale, Cristina Amalia Ardenghi. Da lì, il Csm ha aperto un fascicolo, mettendo in discussione la coesistenza professionale della coppia all’interno del tribunale bresciano.
Per evitare il trasferimento della moglie, Spanò – che da 30 anni presta servizio a Brescia ed è stato protagonista di alcuni dei principali casi giudiziari locali – ha deciso di spostarsi volontariamente al settore civile, provvedimento che dovrebbe far venire meno le cause di incompatibilità. La Prima Commissione del Csm ha proposto l’archiviazione della pratica, ritenendo che, operando ora in settori diversi, i due magistrati non possano interferire l’uno con l’attività dell’altra.
Il rischio per il processo sulla strage
Ma la questione più delicata riguarda ora la sorte del processo a carico del veronese Roberto Zorzi, l’ultimo imputato per la strage del 28 maggio 1974 che provocò otto morti e oltre cento feriti. A oggi sono stati sentiti solo 22 dei 139 testimoni previsti, rendendo il procedimento ben lontano dalla fase decisoria. Ed è qui che si apre uno scontro interpretativo tra magistratura e istituzioni.
Il Csm ha stabilito che Spanò potrà concludere solo i processi “prossimi alla decisione”, ma quello di Piazza della Loggia difficilmente rientra in questa definizione. La presidente della Corte d’appello di Brescia, Giovanna Di Rosa, ha però dichiarato che nessuna norma impedisce tecnicamente a Spanò di portare a termine il dibattimento.
La preoccupazione dei familiari delle vittime
A lanciare l’allarme è l’Associazione dei familiari delle vittime, guidata da Manlio Milani, che esprime “grande preoccupazione” per il possibile cambio di presidente del collegio giudicante. “Temiamo che lo spostamento possa pregiudicare la prosecuzione del processo, già avviato con attività istruttorie significative”, ha affermato Milani.
Un’eventuale ripartenza da zero comporterebbe il riascolto di tutti i testimoni già esaminati e un forte rallentamento dei tempi, rischiando di minare la tenuta complessiva del procedimento, che ha già subito numerosi ostacoli nei decenni. Per le vittime e i loro familiari, sarebbe un ulteriore colpo alla possibilità di verità e giustizia.
La decisione del Csm attesa a breve
Il plenum del Csm si esprimerà mercoledì 17 luglio sulla definitiva chiusura del caso. La scelta su quali processi potrà effettivamente concludere Spanò sarà decisiva per capire se il dibattimento sulla strage potrà continuare senza interruzioni o se, invece, dovrà essere azzerato.
Nel frattempo, resta formalmente aperta la candidatura di Spanò alla presidenza del Tribunale di Bergamo, altra possibile variabile in una vicenda che incrocia piani giudiziari, personali e istituzionali, con ricadute rilevanti su uno dei principali processi della storia italiana.