Un campo polveroso, una panchina arrugginita, sguardi carichi di ricordi e speranze spezzate. È da qui che parte “I ragazzi del Bootay”, il nuovo docufilm diretto da Johnny Calà e prodotto nel 2024 da un gruppo di giovani studenti di audiovisivo della provincia di Verona. Il film si addentra con sensibilità nel mondo del calcio giovanile italiano, raccontandone le contraddizioni, le illusioni e la disillusione di chi ha sognato una carriera ma ha trovato un’altra forma di vittoria: quella umana.
Il torneo più importante della città fa da cornice a una narrazione che scava nel cuore dello sport, portando alla luce le vite di ex promesse del calcio che, lontano dai riflettori, trovano nell’amicizia, nella passione e nella condivisione una nuova dimensione di senso. Un racconto fatto di cadute e di ripartenze, in cui il pallone diventa simbolo di qualcosa di più grande: l’appartenenza, la dignità, la forza di rialzarsi.
Oltre la retorica del successo
Nel presentare il film, Calà sottolinea un messaggio chiaro: “Non è necessario raggiungere la gloria per trovare il proprio posto nel mondo”. Una dichiarazione che sintetizza la filosofia di fondo del progetto, nato per raccontare quelle storie che il calcio professionistico tende a dimenticare. Il film rompe la narrazione dominante del successo ad ogni costo, proponendo invece una visione più umana, autentica e inclusiva dello sport.
“I ragazzi del Bootay” mette in scena un gruppo di calciatori che, pur non avendo mai sfondato, non hanno smesso di giocare, nonostante gli infortuni, le scelte difficili, i sogni svaniti. Un calcio lontano dagli sponsor e dalle plusvalenze, fatto di fatica e risate, di promesse non mantenute ma anche di piccoli miracoli quotidiani.
Un cast d’eccezione per una storia collettiva
Il docufilm si arricchisce della partecipazione di figure iconiche del calcio italiano, tra cui Alberto Malesani, Sergio Pellissier, Stefano Sorrentino, Damiano Tommasi, Demetrio Albertini e Maurizio Compagnoni, che prestano la loro voce e la loro esperienza per riflettere sul senso più profondo dello sport. Le loro testimonianze, lontane dai cliché, arricchiscono la narrazione con momenti di introspezione e verità, raccontando un calcio che ha ancora qualcosa da insegnare.
Il calcio come specchio sociale
Oltre ad essere un’opera filmica, “I ragazzi del Bootay” è anche una riflessione sociale sulla crisi del calcio giovanile in Italia, spesso sfruttato come serbatoio economico più che come ambiente educativo. Il film denuncia implicitamente l’abbandono delle strutture locali, la mancanza di visione e il vuoto generazionale, senza mai rinunciare però a un tono poetico e costruttivo, capace di ispirare chi guarda.
“L’arte di perdere sul campo che aiuta a vincere nella vita” è la chiave di lettura di un lavoro che parla anche di fallimenti, di resilienza e di nuove possibilità, lontane dai riflettori ma cariche di significato.