Rete Dafne Verona, cresce la richiesta di aiuto per le vittime di reato

Il Comune traccia il bilancio dei primi sei mesi del 2025: 25 nuovi casi presi in carico, aumento dei colloqui psicologici e coinvolgimento attivo della cittadinanza adulta

Psicologo

Nel primo semestre del 2025, il Comune di Verona ha confermato il proprio impegno a fianco delle vittime di reato, attraverso le attività della Rete Dafne Verona – RDVR, una realtà consolidata grazie a una convenzione che unisce enti pubblici, soggetti del terzo settore e istituzioni, tra cui l’associazione ASAV OdV (Associazione Scaligera Assistenza Vittime di Reato). I servizi, offerti in forma gratuita e riservata, accompagnano le vittime prima, durante e dopo il procedimento penale.

25 nuove vittime prese in carico

Nel dettaglio, da gennaio a giugno 2025, sono stati presi in carico 25 nuovi casi, tutti riguardanti vittime dirette: si tratta di 20 donne e 5 uomini, di cui 17 italiani e 8 stranieri (provenienti da Brasile, Moldavia, Ucraina, Perù, Marocco e Sri Lanka). Le persone sono state seguite dal Servizio di Accoglienza, che fornisce orientamento, ascolto e accompagnamento nei percorsi di tutela.

L’assessora alla Sicurezza Stefania Zivelonghi ha evidenziato come l’Amministrazione comunale collabori attivamente con RDVR, non solo partecipando al tavolo di Giustizia Riparativa, ma anche ospitando le attività dell’associazione presso la Cittadella della Legalità e promuovendo iniziative di sensibilizzazione, come il convegno tematico realizzato lo scorso autunno.

Aumentano le richieste di supporto psicologico

Significativa è la crescita dell’attività psicologica: sono stati effettuati 82 colloqui, a conferma di una maggiore consapevolezza e apertura verso il supporto emotivo post-trauma. Sedici utenti hanno richiesto informazioni legali, soprattutto in ambito penale, mentre 14 persone sono state indirizzate al servizio di sostegno psicologico.

Un dato interessante riguarda le fasce d’età coinvolte: 8 utenti avevano più di 60 anni, e altri 7 tra i 50 e i 60, a dimostrazione di una crescente partecipazione anche da parte della popolazione adulta, spesso più restia a rivolgersi ai servizi di tutela.

I reati più frequenti e i canali di accesso

Tra i reati segnalati, prevalgono quelli contro la persona (17 casi), tra cui minacce, lesioni personali e violenza sessuale. Seguono i reati contro il patrimonio (7 casi), in particolare truffe, e i delitti contro la famiglia (6 casi). In tre situazioni, il reato non era giuridicamente configurabile, ma l’utente è stato comunque accolto e orientato grazie alla collaborazione con la rete di servizi del territorio.

I principali canali di segnalazione sono stati i servizi sociosanitari locali (10 casi), seguiti dal materiale informativo distribuito da RDVR (8), dal passaparola (5) e dalle Forze dell’Ordine (2).

Attività anche negli sportelli decentrati

L’intervento della rete si è esteso anche agli sportelli leggeri attivati in provincia: 3 utenti sono stati accolti nella sede di San Martino Buon Albergo e 1 nella sede di Cerea. Entrambe le sedi hanno offerto servizi di ascolto, informazione giuridica e supporto psicologico, confermando l’efficacia della presenza territoriale diffusa.

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