Movida sul Garda, scontro tra divieti e turismo: verso i “distretti dell’intrattenimento”

Esercenti e sindaci chiedono regole flessibili per non penalizzare il turismo giovanile. Artelio: “Serve una visione strategica per il futuro del lago”

Musica ridotta, locali chiusi presto, regole diverse da Comune a Comune. Sul lago di Garda si riaccende il dibattito sulla movida estiva, con esercenti e amministratori locali preoccupati per gli effetti delle restrizioni imposte da molte ordinanze comunali. In gioco c’è l’equilibrio tra quiete pubblica, sicurezza e attrattività turistica, soprattutto per i visitatori più giovani e per chi cerca svago nelle ore serali.

Al centro della polemica c’è la gestione dei limiti orari per la musica e l’intrattenimento notturno, ritenuti da molti operatori troppo rigidi, al punto da scoraggiare una parte del turismo. A lanciare un campanello d’allarme è Paolo Artelio, presidente di Destination Verona e Garda Foundation, che sottolinea la necessità di una riflessione di ampio respiro: «Non possiamo promuovere il territorio investendo nella valorizzazione turistica e poi limitare proprio ciò che attira le persone», osserva, parlando di una “contraddizione strategica”.

Secondo Artelio, le attuali restrizioni stanno generando tre effetti critici: perdita economica per le attività del settore, spostamento dei giovani verso altre località più permissive e maggiori rischi per la sicurezza stradale, con persone che si spostano di notte in cerca di divertimento.

Per affrontare il problema, la proposta è quella di creare dei “distretti dell’intrattenimento”, cioè zone delimitate dove poter prolungare gli orari dei locali, mantenendo invece regole più rigide nelle aree residenziali. Un modello flessibile e calibrato che includa stagionalità differenziata (più libertà nei mesi estivi e durante gli eventi speciali), ma anche una collaborazione strutturata tra pubblico e privato per garantire sicurezza, decoro e attrattività.

La proposta trova sponda anche tra i sindaci dei Comuni gardesani, che riconoscono la necessità di un confronto condiviso. A Peschiera del Garda, il sindaco Orietta Gaiulli rivendica un equilibrio già trovato tra locali e residenti: «Il vero problema non è la musica, ma ciò che accade quando i locali chiudono e le persone rimangono in strada». A Castelnuovo, Davide Sandrini auspica «un dialogo tra categorie e istituzioni per definire il futuro del lago».

Daniele Bertasi, primo cittadino di Bardolino, propone un tavolo intercomunale, definendo la questione come «sovracomunale» e ricordando che il regolamento del suo Comune è fermo da oltre 15 anni. Anche Paolo Formaggioni, sindaco di Brenzone, difende un approccio equilibrato: nel suo Comune la musica è concessa fino a mezzanotte e i locali chiudono alle 2, con deroghe per le feste. «Bisogna evitare eccessi di rigidità, altrimenti si rischia di perdere il controllo delle situazioni alternative», spiega.

A Torri del Benaco, il sindaco Stefano Nicotra sta già progettando per la prossima stagione: un nuovo lido attrezzato per diventare anche discoteca, nel rispetto della sicurezza ma senza preclusioni preventive.

In vista c’è anche una convention internazionale che vedrà confrontarsi, a fine estate, i rappresentanti delle località europee con esperienza nella gestione della movida, da Ibiza alle città turistiche più frequentate: un’occasione per elaborare modelli di intrattenimento sostenibili, compatibili con le esigenze del territorio e con le aspettative di chi lo vive.

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