Continuano le indagini sulla scomparsa di Clara Rossignoli, 79 anni, svanita l’8 aprile da Porto di Legnago, e al centro del caso emerge ora la testimonianza del proprietario del furgone su cui i carabinieri hanno trovato tracce biologiche, inclusa una macchia di sangue. Elementi ora al vaglio della Procura, che ipotizza il coinvolgimento diretto del nipote della donna, Mattia Nascimben, e della sua ex compagna Erica Chiarion, entrambi indagati per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Il racconto del testimone
L’uomo, che possiede il veicolo analizzato, non risulta tra gli indagati, ma è stato ascoltato dagli investigatori e ha rilasciato dichiarazioni sia ai media sia agli inquirenti. «Io con questa storia non c’entro nulla. Ho solo avuto la sfortuna di trovarmi lì quella sera», ha spiegato, confermando di aver assistito a una breve lite verbale tra Clara, Mattia ed Erica, nata a causa del mancato pagamento di una bolletta che aveva causato il distacco della corrente.
Secondo la sua versione, la discussione è durata solo due minuti, e dopo essere uscito per motivi di lavoro, è tornato in serata portando due pizze e una bottiglia di vino, per festeggiare il compleanno della figlia di Erica, che viveva con la nonna Clara. «Quando sono rientrato era tutto tranquillo. Ho passato lì la serata fino alle due del mattino, senza notare nulla di strano», ha riferito.
Le tracce biologiche nel furgone
Sul mezzo, restituito nei giorni scorsi al legittimo proprietario, gli esperti incaricati dalla Procura hanno rinvenuto due tracce biologiche, una delle quali è una macchia di sangue. Il prelievo è stato eseguito il 26 maggio dalla consulente forense Luciana Caenazzo. «Quel sangue? Potrebbe essere mio o di Erica – ha commentato l’uomo – ma escludo che appartenga a Clara. Se così fosse, sarebbe per me inspiegabile».
La scomparsa e gli sviluppi dell’indagine
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Clara Rossignoli sarebbe scomparsa la sera stessa dell’8 aprile, quando fu vista per l’ultima volta in un bar del centro di Porto. Il giorno seguente, il suo cellulare risultava già spento. La denuncia ufficiale di scomparsa è stata presentata dalla figlia Marta Nardo il 14 aprile, anche se il primo allarme era stato lanciato l’11 da Mattia, che aveva parlato con la madre.
Oggi Marta non ha dubbi: «Sono convinta che mia madre sia morta. Spero solo che venga ritrovata e che chi sa la verità smetta di infangare il suo nome».
Gli inquirenti proseguono con accertamenti tecnici sui reperti raccolti. La Procura ritiene sempre più probabile che il delitto sia avvenuto proprio l’8 aprile, all’interno dell’abitazione che la 79enne divideva con il nipote e la sua ex compagna.