Un Giubileo dal forte impatto sociale. È questa la visione proposta dalla Chiesa di Verona per il 2025, che intende tradurre il significato biblico dell’Anno Santo in azioni concrete per le fragilità del presente. Come riportato nel Libro del Levitico (cap. 25), il Giubileo è simbolo di liberazione, uguaglianza e condono dei debiti: un’occasione per restituire dignità a chi ne è stato privato.
Proprio in questa prospettiva, la diocesi veronese, attraverso Caritas diocesana e la cooperativa Il Samaritano, ha presentato due nuove iniziative: un Fondo giubilare per l’emergenza abitativa e un Protocollo per il reinserimento sociale di persone sottoposte a misure giudiziarie.
Il Fondo giubilare: risposta concreta all’emergenza casa
“Il Giubileo è il tempo per dare centralità a problematiche che rischiano di cadere nell’ombra”, ha dichiarato don Matteo Malosto, direttore della Caritas diocesana. In prima linea tra le emergenze c’è quella abitativa, che oggi colpisce anche persone occupate ma con redditi troppo bassi per sostenere un affitto. A questa si aggiunge la difficoltà per le famiglie straniere di accedere al mercato immobiliare a causa di pregiudizi e discriminazioni.
Da qui nasce l’idea del Fondo giubilare, che sarà alimentato con i proventi dei pellegrinaggi organizzati per il Giubileo. L’obiettivo è finanziare interventi abitativi straordinari e offrire ospitalità temporanea a chi si trova in condizioni di disagio. Ad oggi, Caritas e parrocchie accolgono già circa 400 persone, ma l’iniziativa punta a fare di più: riqualificare una cinquantina di alloggi Agec non utilizzati, in collaborazione con la cooperativa Il Samaritano, per destinarli a chi non rientra nelle liste ordinarie.
Reinserimento sociale per chi ha sbagliato
Sul secondo fronte, la cooperativa Il Samaritano ha siglato un Protocollo d’intesa con l’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Verona e Vicenza, volto a favorire il reinserimento sociale delle persone sottoposte a provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Come spiegato da Enrico Santi, direttore dell’Ufficio, il progetto mira a trasformare la pena in un’occasione per restituire qualcosa alla comunità danneggiata.
Grazie all’accordo, le 378 parrocchie della diocesi potranno accogliere fino a due persone ciascuna, impegnate in attività gratuite a favore della collettività, purché abbiano ricevuto condanne inferiori a 4 anni. Alcune parrocchie hanno già avviato l’accoglienza, creando percorsi di responsabilità e riconciliazione che coinvolgono l’intera comunità.
Il messaggio della Chiesa: responsabilità e visione
A concludere la presentazione è stato il vescovo Domenico Pompili, che ha ricordato le origini della Caritas diocesana, voluta da Paolo VI nel 1971, non come una ONG ma come strumento pedagogico per educare la Chiesa ad ascoltare e interpretare la società.
“Caritas è diventata gli occhi, le orecchie, le mani della Chiesa – ha dichiarato Pompili – rispetto alle sfide dell’abitare e del reinserimento sociale di chi esce dal carcere. Celebrare il Giubileo non è un’opzione: è un comando, un imperativo che ci chiede di mettere in pratica la giustizia di Dio nella concretezza della vita”.