È stata la sicurezza sul lavoro il tema centrale del Primo Maggio veronese, celebrato in Piazza dei Signori con la partecipazione congiunta di Cgil, Cisl e Uil. Alla manifestazione, organizzata per la Festa dei Lavoratori, sono intervenuti i segretari generali Francesca Tornieri (Cgil Verona), Giampaolo Veghini (Cisl Verona) e Giuseppe Bozzini (Uil Veneto Verona).
Al centro del dibattito, la tragica realtà degli infortuni sul lavoro nella provincia scaligera, che da anni detiene la maglia nera in Veneto per numero di incidenti mortali. Un trend drammatico confermato dai dati INAIL relativi ai primi due mesi del 2025: 15 morti bianche, 10.793 infortuni non mortali e 946 denunce di malattie professionali. Nonostante una lieve flessione, restano circa 15mila gli incidenti registrati annualmente nella provincia, con una media di quasi due vittime al mese.
“Un contributo di sangue inaccettabile”, hanno sottolineato i sindacati, ribadendo l’urgenza di diffondere una vera cultura della sicurezza, che vada oltre le parole e si concretizzi in formazione, risorse e controlli sistematici. Il messaggio è chiaro: la prevenzione dev’essere strutturata e continua, e non un’azione sporadica solo in risposta agli incidenti più gravi.
Ma sicurezza significa anche stabilità occupazionale. È su questo punto che i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno insistito, legando il concetto alla qualità del lavoro e alla tenuta del sistema produttivo. Hanno sottolineato la necessità di valorizzare imprese e lavoratori in un contesto che premi la competitività etica, e non solo la logica del profitto a breve termine.
Attualmente in Italia quasi sei milioni di lavoratori aspettano il rinnovo del contratto nazionale, hanno ricordato i sindacati. Nei settori dove i contratti sono stati chiusi, gli aumenti retributivi hanno permesso di recuperare in parte l’inflazione, ma restano ampie sacche di disagio salariale e precarietà. In questo scenario, anche il settore pubblico è chiamato a fare la sua parte, garantendo servizi essenziali di qualità, in particolare nell’ambito socio-sanitario.
“La libertà economica è una condizione essenziale per la libertà personale,” hanno dichiarato i sindacati, richiamando l’esigenza di una redistribuzione del reddito capace di generare un benessere diffuso e non elitario.
Il Primo Maggio a Verona si è quindi trasformato in un grido d’allarme e, insieme, in una proposta concreta per cambiare rotta, puntando su sicurezza, stabilità e dignità per ogni lavoratore.