Università di Verona: 15 anni di ricerca nelle neuroscienze, tra diagnosi precoce, terapie digitali e innovazione clinica

Presentati i progetti più promettenti in ambito neurologico e premiate due ricercatrici con borse di studio per la ricerca clinica applicata

Autismo

Dalla diagnosi precoce dell’autismo ai sistemi di telemedicina per il Parkinson, passando per nuove strategie contro l’anoressia nervosa e terapie digitali per l’insonnia, l’università di Verona ha celebrato 15 anni di ricerca e innovazione nelle neuroscienze, con un evento tenutosi il 4 aprile presso il Policlinico di Borgo Roma, nella Lente didattica.

Ricerca e applicazione clinica: un binomio vincente

La giornata, intitolata “15 anni di ricerca e innovazione insieme”, è stata promossa dall’ateneo in collaborazione con l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (Aoui) e la Fondazione Giuseppe Manni, realtà che da oltre un decennio sostiene attivamente lo sviluppo della ricerca in ambito neurologico, neurochirurgico e psichiatrico.

Corrado Barbui, direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, ha aperto i lavori insieme a Matilde Carlucci (direttrice sanitaria Aoui), Alessandro Mazzucco (direttore scientifico Aoui), Francesco Manni (presidente della Fondazione Manni), Elisa La Paglia (assessora comunale) e Annamaria Molino (consigliera comunale).

Durante la giornata sono stati presentati i risultati più recenti dei progetti di ricerca traslati nella pratica clinica, ponendo l’accento sulla stretta interconnessione tra tecnologia, neuroscienze e assistenza sanitaria.

Le ricerche presentate: innovazione al servizio del sistema nervoso

Tra le ricerche illustrate, spiccano:

  • Diagnosi precoce dell’autismo attraverso il monitoraggio dei movimenti oculari, con tecnologie avanzate che potrebbero rivoluzionare gli screening nei bambini;

  • Strategie personalizzate per gli sport paralimpici invernali, a supporto di una maggiore inclusività nello sport;

  • Nuove modalità di trattamento per l’anoressia nervosa, con l’uso di approcci integrati tra neuroscienze, psicologia e tecnologie digitali;

  • Terapie digitali per l’insonnia cronica, capaci di migliorare la qualità della vita in modo non farmacologico;

  • Sistemi di telemedicina per il monitoraggio posturale nel Parkinson, che favoriscono l’autonomia e il controllo da remoto del paziente.

Questi studi, oltre a rispondere a esigenze cliniche concrete, dimostrano il potenziale della ricerca veronese nel coniugare rigore scientifico e innovazione tecnologica.

Premi e investimenti per il futuro

Nel corso dell’evento, la Fondazione Manni ha conferito due borse di studio biennali da 50mila euro ciascuna a due eccellenze dell’università:

  • Marcella Bellani, docente del Dipartimento di Neuroscienze, per la ricerca sulla Stimolazione intermittente Theta-Burst (iTBS) nei casi di depressione resistente, con l’uso dell’intelligenza artificiale per predire la risposta ai trattamenti;

  • Francesca Benedetta Pizzini, docente del Dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione, per un progetto mirato a una diagnosi più precoce e accurata della demenza, grazie a un approccio clinico-radiologico integrato.

Fondazione Manni: un pilastro per la ricerca a Verona

Dal 2010, la Fondazione Giuseppe Manni opera per sostenere la ricerca applicata nelle neuroscienze a Verona. Gestita interamente da volontari, promuove la formazione di giovani ricercatori, supporta la traduzione dei risultati scientifici nella pratica clinica e finanzia progetti d’avanguardia con un impatto diretto sui pazienti.

Attraverso il bando 2025 e numerose iniziative di divulgazione e raccolta fondi, la fondazione si conferma come un attore centrale per il futuro della ricerca neurologica italiana.

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