La sicurezza sul lavoro resta una piaga irrisolta in provincia di Verona. Dopo l’ennesimo incidente avvenuto a Sona, dove un operaio è precipitato dal tetto di un capannone, e la recente morte di Vincenzo Arsena alla Anodall Extrusion di Trevenzuolo, i sindacati alzano la voce. In una nota congiunta, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Verona – Francesca Tornieri, Giampaolo Veghini e Giuseppe Bozzini – denunciano: “Si continua a morire di lavoro, segno evidente che il sistema economico e produttivo non funziona”.
Le richieste dei sindacati
Secondo le organizzazioni sindacali, nonostante le numerose iniziative di prevenzione, le ingenti risorse investite in sicurezza e le normative esistenti, gli infortuni continuano a verificarsi con ritmi allarmanti. Due degli incidenti più recenti, una caduta dall’alto e una folgorazione, riguardano rischi tra i più normati dalle leggi in materia di sicurezza.
I sindacati sottolineano che non bastano i finanziamenti pubblici, come il recente investimento di oltre un milione di euro da parte della Camera di Commercio di Verona, né le numerose iniziative di formazione o i convegni dedicati alla sicurezza sul lavoro. “La cultura della sicurezza non è solo una questione di dispositivi o di regolamenti, ma di persone che devono essere disposte a dialogare e confrontarsi”, affermano i rappresentanti sindacali.
Di fronte a questa situazione, Cgil, Cisl e Uil chiedono l’apertura immediata di un tavolo di confronto sulla sicurezza presso la Prefettura di Verona. L’obiettivo è non solo ribadire i problemi già noti, ma fare in modo che la sicurezza diventi una priorità concreta per istituzioni, aziende e lavoratori.
I numeri dell’emergenza sicurezza a Verona
I dati dimostrano la gravità del problema: tra il 2019 e il 2023, nella provincia di Verona si sono registrate oltre 15.000 denunce di infortunio all’anno, pari a più di 40 al giorno. Gli incidenti mortali sono stati 30 all’anno, ovvero uno ogni due settimane.
Secondo i sindacati, questi numeri evidenziano la necessità di rafforzare i controlli e di incrementare gli organici degli enti preposti, come l’Ispettorato del Lavoro, il Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal) e le forze dell’ordine. Troppo spesso, denunciano Cgil, Cisl e Uil, il ritmo frenetico della produzione mette il profitto al di sopra della vita dei lavoratori.
“È necessario un cambiamento culturale”, concludono i sindacati, “mettendo al centro la persona e non solo il guadagno”. Solo così si potrà ridurre il numero di incidenti e garantire un ambiente di lavoro più sicuro per tutti.