Interdittiva antimafia contro Czeta: implicazioni per la politica veneta
La recente interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Vicenza nei confronti della società Czeta sta creando un clima di tensione nel panorama politico veneto. Questo provvedimento potrebbe infatti generare serie ripercussioni, considerando che la ditta opera in ambiti strategici come le commesse autostradali e municipali. Massimo Follesa, vicepresidente del coordinamento ecologista Covepa, ha sottolineato l’importanza di una riflessione approfondita sulla gestione degli appalti pubblici, in un momento in cui la presenza di due generali nel consiglio di amministrazione della Czeta suscita ulteriori speculazioni e preoccupazioni.
La presa di posizione di Massimo Follesa
Massimo Follesa ha esortato comitati ambientalisti, politica e imprese a vigilare attentamente sulla gestione delle commesse pubbliche, in particolare quelle relative alle grandi opere. Pur riconoscendo il diritto della Czeta di difendersi nelle sedi opportune, Follesa ha evidenziato la necessità di una discussione pubblica per comprendere meglio il contesto. La notizia dell’interdittiva, firmata dal prefetto di Vicenza Salvatore Caccamo, ha infatti scosso il mondo politico regionale, dato il peso del provvedimento che, sebbene amministrativo, limita significativamente l’operatività di un’impresa per possibili rischi di collusioni mafiose.
Il carniere clienti della Czeta
Czeta vanta una lista di clienti di rilievo, operando principalmente nel settore dell’igiene ambientale. Tra questi, Aim Mobilità, il Comune di Padova, Etra, Autostrade per l’Italia e la Brescia Padova. Questa rete di rapporti commerciali con enti pubblici e privati di primaria importanza aumenta la rilevanza della interdittiva, benché nessuno di questi clienti sia direttamente coinvolto nell’inchiesta amministrativa.
Il consiglio di amministrazione sotto i riflettori
La composizione del consiglio di amministrazione della Czeta è un altro elemento centrale della vicenda. Il presidente Giovanni Mainolfi, ex generale della Guardia di Finanza del Veneto, insieme a Vito Antonio Rosario Diomeda, ex generale dei Carabinieri, e Gaetano Miele, manager con un solido background, sono stati nominati nel marzo 2024. Sebbene non siano coinvolti negli accertamenti, la loro presenza nel board ha scatenato speculazioni politiche.
Soci e contesti campani
I soci principali della Czeta, Carlo Ilario e Luigi Pio Ilario, insieme a Claudia Mignuolo, detengono rispettivamente il 40% e il 20% della società. Secondo Attilio Nettuno di Casertanews.it, Czeta sarebbe stata coinvolta lo scorso anno in un’inchiesta sulla sanificazione ospedaliera coordinata dalla DDA di Napoli, legata al clan Nuvoletta-Agizza dei Casalesi. Aniello Ilario, uomo chiave della Czeta, è menzionato nel decreto di perquisizione dell’ottobre 2023.
Prospettive future
Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere l’impatto della interdittiva sulle operazioni della Czeta e le eventuali ripercussioni politiche. La preoccupazione tra i sindaci veneti e i parlamentari del Nordest è palpabile, alimentata dalla presenza di due generali nel consiglio di amministrazione della ditta e dalle speculazioni che ne derivano. Il clima di incertezza continua a crescere, alimentando ulteriori interrogativi sul futuro degli appalti pubblici e sulla trasparenza della gestione aziendale.