Cinque anni e quattro mesi di reclusione: è questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero nei confronti di Davide Begalli, il quarantenne di Negrar protagonista di una tragedia che ha scosso la comunità. L’accusa è pesante: omicidio colposo aggravato dalla fuga post incidente. Il procedimento giudiziario, condotto con la formula del rito abbreviato che prevede una riduzione di pena di un terzo, sembra avviarsi verso una conclusione che vuole essere simbolo di giustizia per la giovane vittima, Chris Obeng Abom, e un monito per la società.
L’Inaspettata svolta
Da misure cautelari inizialmente meno severe, Begalli è passato alla detenzione in carcere a seguito di reiterate violazioni delle prescrizioni giudiziarie, come uscire di casa senza autorizzazioni e interagire con persone non consentite, dimostrando un atteggiamento di sfida verso le restrizioni impostegli.
La tragedia nella notte
Il fatidico incidente si consumò il 31 luglio, lungo la Provinciale 12, in un contesto di scarsa illuminazione. Begalli, guidando a una velocità leggermente superiore al limite consentito, non si accorse di Chris, che camminava ai margini della strada, e lo investì con forza tale da lasciarlo inerme sull’asfalto. Furono necessarie due ore prima che dei passanti si accorgessero del giovane e chiamassero i soccorsi. Nonostante il tempestivo trasporto all’ospedale, Chris non sopravvisse alle ferite.
Le conseguenze di una notte
L’arresto di Begalli fu possibile grazie a un’accurata indagine dei carabinieri, che analizzarono le immagini delle telecamere e individuarono il veicolo coinvolto. Le giustificazioni dell’uomo, che affermava di non aver visto il ragazzo a causa dell’oscurità e di aver creduto di aver colpito un oggetto inanimato, non hanno placato l’indignazione generale, né tantomeno quella della famiglia di Chris, devastata dalla perdita.
L’eco della vicenda ha attraversato i confini locali, generando una vasta reazione pubblica, anche sui social network. L’aspetto più tragico e contestato è il pensiero che, se solo Begalli si fosse fermato a prestare soccorso, forse Chris sarebbe ancora vivo oggi. Tale riflessione solleva questioni profonde su responsabilità e umanità nei momenti critici.